Professionisti: in media il 70% dichiara di svolgere un ruolo strategico per le imprese

Zucchetti, sempre di più al fianco di commercialisti e consulenti del lavoro, ha pubblicato la prima edizione del report dell'Osservatorio Professionisti. Dai dati, raccolti da circa mille studi professionali, emergono il livello di digitalizzazione, gli obiettivi, le tendenze evolutive e i processi di lavoro adottati


Commercialisti e consulenti del lavoro stanno davvero cambiando mentalità e ruolo?

Una risposta chiara e approfondita arriva dall'Osservatorio Professionisti Zucchetti 2023 costruito, nella sua prima indagine, su un campione di circa mille studi professionali italiani, differenti per posizione geografica, ambito di specializzazione e dimensione.

Infatti, a prescindere dalla propria dimensione, il 60% degli studi dichiara di offrire servizi aggiuntivi oltre a quelli distintivi della professione e un quinto dei rispondenti afferma che più del 20% del proprio fatturato deriva proprio da questi servizi.

Da qui la necessità per il professionista di cambiare il proprio ruolo orientando l’attività verso la consulenza alle imprese, confermata dall’affermazione da parte degli studi di ogni dimensione (in media il 70%) di svolgere un ruolo strategico nella definizione degli obiettivi dei loro clienti.

Va da sé che l’ampliamento delle prestazioni offerte richiede necessariamente nuove competenze che si traducono da un lato con la promozione della formazione (oltre il 70% degli studi dichiara di proporre piani formativi di aggiornamento alle proprie risorse) e dall’altro con una crescente sinergia fra differenti specializzazioni.

I fattori che hanno generato la svolta si possono ricondurre essenzialmente alle mutate condizioni di organizzazione del lavoro che l’evento pandemico ha generato e alla digital disruption della Pubblica Amministrazione che ha imposto agli studi l’adozione di soluzioni tecnologiche per gestire i nuovi adempimenti.

“Il cambio di mentalità si sta imponendo in misura sempre maggiore anche tra i consulenti del lavoro, sempre più centrali nel supporto alle risorse umane e con un ambito di consulenza sempre più ampio” afferma Massimo Agnelli, responsabile Innovation & Change management Studi\Associazioni di categoria presso Zucchetti.
“Dai dati emersi risultano vincenti cinque ‘attitudini’ digitali, vale a dire: l’utilizzo sistematico di strumenti più efficienti e integrati ai gestionali per scambiare direttamente le informazioni con i clienti, come APP e portali web; l’adozione di software dotati di efficaci funzionalità per il controllo automatizzato dell’elaborazione dei cedolini; l’offerta di servizi aggiuntivi, come la gestione del welfare, l'outsourcing di presenze, note spese e recruiting, in grado di rispondere alle nuove esigenze delle aziende; il ricorso a strumenti di analisi dei dati per utilizzare al meglio il patrimonio di informazioni a disposizione; ulteriore tendenza, certamente non ultima per importanza, è quella legata alla formazione e allo sviluppo dei collaboratori, insieme all’aggiornamento normativo: con Zucchetti le informazioni si trovano direttamente all’interno del software paghe, anche grazie a link ipertestuali e con motori di ricerca integrati nella soluzione”.

Germana Meomartini, responsabile Servizi e Strategie Divisione Commercialisti Zucchetti, focalizza, invece, l’attenzione sull’importanza di aspetti come la multidisciplinarietà e la redditività. “Il passaggio dalla cerchia di attività solamente fiscali a quelle consulenziali, ormai è segnato. I dati evidenziano infatti con forza quali servizi aggiuntivi offrano già gli studi più strutturati o abbiano intenzione di offrire: consulenza sulla crisi d’impresa, revisione legale, consulenza sulla strategia d’impresa e sugli aspetti finanziari. Certo, è ancora forte il divario da colmare se pensiamo che l’83% degli studi di grandi dimensioni presenta un livello di digitalizzazione alto, proporzione che scende fino al 26% al ridursi del numero di collaboratori. Tuttavia, è innegabile che il cambio di ruolo dello studio professionale costituisca un driver per la scelta di dotarsi di nuove tecnologie”.


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